Il Punk nella grafica

Per Punk si intende una subcultura emersa a metà anni ‘70 negli USA e Regno Unito; il termine viene dal punk rock, una corrente del rock più grezza e sporca, tra i più famosi esponenti si possono fare i nomi dei Sex Pistols, Ramones, Misfits e molti altri.

 In quegli anni il Punk crea una rottura generazionale abbracciando varie arti, tra cui la moda e di conseguenza anche la grafica. Nella moda Punk questa volta invece che le classi agiate, sono quelle più povere ad influenzarla, tra vestiti riciclati, borchie, spilli, catene e acconciature stravaganti e variopinte.

 Il Punk trova per questo terreno fertile nella grafica, nascono i “fanzine”(fan+magazine), ossia pubblicazioni non ufficiali, si parla quindi di una vera e propria stampa indipendente amatoriale che produce riviste con tirature limitate, generalmente distribuite a mano, nelle quali vengono pubblicate per lo più recensioni di concerti e dei nuovi album, interviste e notizie spesso ignorate dalla stampa “ufficiale”.Il look di queste riviste era spesso in bianco e nero, collage e immagini a sfondo ironico.

God Save the Queen (1977)

Sex Pistols-God Save the Queen (1977)

 Se si parla perciò dal punto di vista unicamente grafico, il punk si mostra al grande pubblico con immagini molto crude, ironiche o anticonformiste, che non vogliono avere il pretesto di essere belle, ma che vogliono criticare la società.Artisticamente le grafiche punk vengono influenzate dal movimento del Dadaismo, utilizzando le tecniche “objet trouvé" o “ready-made” si prende un oggetto e lo si incastra nell’opera senza alcuna alterazione. Era anche usatissimo il cut-up, ovvero collage di lettere provenienti da diverse fonti per costruire delle frasi.  

Poly Styrene, X-Ray Spex a The Round House, 1978, litografia. Collezione di Andrew Krivine.

Poly Styrene, X-Ray Spex a The Round House, 1978, litografia. Collezione di Andrew Krivine.

Quello che il punk al giorno d’oggi ci ha lasciato è quello dell’indipendenza e del non seguire alcun tipo di canone perchè l’importante non è il consenso ma la prima impressione.